La reggia dei Carraresi
La Signoria dei Carraresi iniziò il suo più glorioso periodo con Ubertino (cugino e amico fraterno di Marsilio), che, nel 1339, dopo aver liberato Monselice, ultima roccaforte degli Scaligeri, divenne "libero e generale Signore e Gonfaloniere del Comune". Egli seppe riportare ordine e pace nella città, fu restauratore delle opere pubbliche, portò a completamento la cintura esterna delle mura cittadine e con lui ebbe inizio un periodo di prosperità per i padovani
La Signoria aveva avuto la sua maggiore estensione nel Veneto e il suo maggiore splendore con Francesco il Vecchio; la città ospitò nei suoi ultimi anni il Petrarca e artisti famosi operarono nelle sue chiese e nella Reggia.
L’insieme dei palazzi Carraresi si andò ampliando gradualmente: esso si arricchì di un corpo centrale, quadrato, a peristilio interno, chiaramente visibile nella pianta di Padova di Giovanni Valle (edita nel 1784), demolito nel 1820 per decisione del Comune di Padova, che vendetta all’asta le rosee colonne. Di questo corpo centrale rimane soltanto la grande Sala dei Giganti, annessa al Liviano, che era l’aula solenne del Signore per i ricevimenti.
Dopo un secolo, nel 1877, l’architetto Camillo Boito, chiamato a costruire una scuola elementare, fu costretto a demolire un’ala della doppia Loggia del palazzo di Ubertino, nonostante le animate proteste di storici illustri, fra i quali Andrea Gloria
Nel corso degli anni, le mura di cinta vennero sostituite da case d’abitazione. Gli stessi "Ricovrati" decisero di abbattere una parete della Cappella privata per ingrandire la sala delle adunanze, distruggendo così una parte dei mirabili affreschi del Guariento.
Il ciclo di affreschi del Guariento
PARETE OVEST
Entrando si offre subito allo sguardo del visitatore la parete ovest della sala, tutta affrescata, che costituiva il lato destro della Cappella privata dei Principi.
Guariento di Arpo, pittore molto affermato a Padova e a Venezia, legato alla tradizione giottesca e influenzato anche da influssi bizantini, quasi certamente reralizzò gli affreschi tra il 1349 e il 1354.
Gli affreschi sono disposti su due fasce, ciascuna sormontata da un fregio nel quale compaiono alcune scritte a caratteri gotici, in gran parte illeggibili, illustranti le scene dipinte. L’ampliamento settecentesco delle preesistenti finestre (finalizzato ad adattare lo spazio alle attività del'Accademia), ha mutilato alcune scene delle due fasce.
Le scene affrescate raffigurano alcuni degli episodi più importanti dell'Antico Testamento;
In ordine, dal lato sinistro del registro superiore: Noè benedetto dal Signore, e il successivo episodio della sua Ebbrezza; nella fascia centrale, vediamo ritratta una successione di celebri scene: il colloquio di Abramo con i tre Angeli (divenuti iconici dello stile di Guariento, per la particolare inclinazione dei volti, armoniosamente accompagnati dalla curva delle lunghe ali); a seguire è rappresentata l'apocalittica scena della distruzione di Sodoma, in cui si possono focalizzare due personaggi principali, Lot e sua moglie, trasformata in statua di sale; a chiudere la fascia è l'episodio del sacrificio di Isacco: qui sono espressi nella massima evidenza i sentimenti umani.
Spostandosi nella fascia destra del registro superiore, si può notare una serie di scene legate alla vita di Giuseppe: a sinistra si può notare la pensierosa figura di Giacobbe, invece accanto, Giuseppe tratto dal pozzo dai fratelli e venduto come schiavo ai mercanti.
Trasferendosi sul registro inferiore, scorriamo una seconda successione di episodi: Golia morente, colpito da David; a seguire: il Giudizio di Salomone. Dalla fascia centrale inizia una sequenza di scene legata al personaggio di Daniele; da sinistra: vediamo il profeta trainato in cielo dagli angeli, episodio diviso da un gruppo di macigni, al di là del quale sono raffigurate le storie dei tre compagni di Daniele, minacciati dal re Nabucodonosor II. Sulla fascia di destra, spicca la nota scena di Giuditta che decapita Oloferne.
PARETE EST
Di fronte agli affreschi appena descritti, sono esposti due frammenti a suo tempo salvati dalla demolizione settecentesca della parete che costituiva il lato sinistro della cappella. Il primo raffigura Giuseppe che interpreta i sogni del faraone, la seconda, Adamo ed Eva davanti all'Eterno.